Il manager Trinci: «Il segreto? La voglia di vincere trasmessa ai ragazzi»
15/07/2024 2 Minuti di lettura

Il manager Trinci: «Il segreto? La voglia di vincere trasmessa ai ragazzi»

Il condottiero racconta come è stata l'ubriacante affermazione di Regensburg: «Tre mesi di lavoro spettacolare, con uno staff unico. E poi i ragazzi sono stati straordinari in ogni momento»

Il quindicesimo titolo europeo under 18 conquistato domenica sera dall’Italia all’Armin Wolf Arena di Regensburg, battendo la Germania per 3-1 è stato il frutto di un periodo di duro lavoro da parte dei ragazzi guidati da Guglielmo Trinci.

Una delle bandiere mai ammainate del Nettuno, un campione che ha fatto innamorare per anni gli appassionati per la classe e la grinta che metteva in campo. Quella “tigna” in questi mesi l’ha trasmessa alla meglio gioventù italiana e il risultato è davanti agli occhi di tutti.

Guglielmo, qual è il segreto di questo titolo Europeo? 

«La mia voglia di vincere, che ho trasmesso ai ragazzi in tutti questi mesi, dai raduni alle gare di Regensburg. Nella mia carriera sono sempre stato abituato a vincere e ho detto fin dal primo giorno: “Non sono qui per partecipare, voglio trovare venti ragazzi  che possano aiutarci a diventare campioni d’Europa. Io metto a disposizione tutta la mia esperienza, il bagaglio tecnico”».

L’Europeo è nato il 26 gennaio scorso, giorno in cui Trinci ha ricevuto una gradita sorpresa. «Sono stato convocato alla Convention a Rimini – racconta - e la domenica mattina il presidente federale Andrea Marcon mi ha comunicato di avermi nominato manager dell’under 18. E da lì ho conosciuto lo staff tecnico, due coach non li avevo mai incontrati; è iniziata la nostra bella collaborazione, che ha dato vita a tre mesi spettacolari. Abbiamo fatto un lavoro certosino, nessun ragazzo è stato raccomandato, ma è stato scelto nel corso dei raduni che abbiamo effettuato. Ringrazio la Fibs per avermi messo a disposizione tutti quei raduni, le società  e le squadre che hanno partecipato ai nostri allenamenti di martedì e di mercoledì; con il loro supporto abbiamo potuto costruire la squadra».

Cosa abbiamo avuto in più delle altre formazioni?

«Gli altri erano presuntuosi, noi abbiamo avuto una forte dose di umiltà. Questi ragazzi hanno fatto gruppo, i lanciatori sono stati spettacolari, in errore abbiamo commesso un paio di errori banali e abbiamo battuto nei momenti decisivi. Nelle ultime due partite abbiamo lasciato molti uomini sulle basi».

Qual è stato il momento in cui avete capito che potevate vincere il titolo europeo?

«Sicuramente quello che è accaduto sabato nella semifinale contro la Gran Bretagna, con il lanciatore più forte del campionato. Abbiamo subìto tre punti al 1° inning, ma la squadra ha reagito immediatamente e il fuoricampo di Giacomo Taschin è stato fondamentale: ha tolto la fiducia che gli inglesi riponevano in quel lanciatore e ha aumentato la nostra autostima. Sabato abbiamo fatto una gara spettacolare, domenica è stata addirittura divina: siamo stati perfetti sul monte di lancio, in difesa, non abbiamo sbagliato nessun segnale. Ho avuto tra le mani una grande squadra, fatta di ragazzi con grandi attribuiti».

Maurizio Caldarelli