Mike Piazza a Codogno: i giovani sono la chiave per crescere
30/05/2024 4 Minuti di lettura

Mike Piazza a Codogno: i giovani sono la chiave per crescere

Dopo il raduno e l’amichevole, le valutazioni sul Club Italia LA28 del Commissario Tecnico e di Gianguido Poma. Poi, la stampa a ruota libera con la leggenda dei Mets.

Alla fine degli otto inning disputati dall’Italia del Club LA28 contro il Codogno, sono volti sorridenti quelli che escono dal diamante di Viale Resistenza, ovviamente non tanto per il risultato finale di 8-3 per la Nazionale dei prospetti, quanto per ciò che questi hanno fatto vedere in campo.

Il primo a fare un commento è il Responsabile dello sviluppo Gianguido Poma: “Prima di tutto voglio ringraziare Codogno, come società e come comunità, per l’accoglienza che ci ha riservato. Sul campo, l’opinione che abbiamo condiviso con Mike è quella della soddisfazione per l’impegno, che si fonda su di una base di atleti molto interessanti anche dal punto di vista fisico. Chi più, chi meno, sono tutti cresciuti rispetto allo scorso anno e alle prime uscite. Abbiamo visto anche i ragazzi rientrati dall’esperienza di college, e alcuni hanno fatto progressi importanti. Certo, c’è molto lavoro da fare, in particolare nei prossimi due anni, ma le premesse perché questo lavoro dia i frutti che vogliamo ci sono tutte. Voglio sottolineare l’importanza di avere con noi due testimoni del programma azzurro come Alberto Mineo e Matteo Bocchi, la loro presenza è un elemento fondamentale per motivare tutto il gruppo nel lavoro che stiamo iniziando.”

All’impegno fra i pali di foul è seguito il programmato incontro stampa nella sede del club, protagonista il CT dell’Italia: seduti al tavolo con Mike Piazza, il Sindaco di Codogno Francesco Passerini e il Presidente della società Giangiacomo Sello, oltre ad Enrico Zanchi che, sceso dal monte, si è prestato quale traduttore d’eccezione in azzurro.

Riferito il saluto da parte del Presidente Federale Andrea Marcon, che non ha potuto essere a Codogno vista la contemporaneità con la conferenza stampa ospitata dalla Fondazione Milano-Cortina, Sello ha iniziato dando il benvenuto ai presenti e fissando gli obiettivi della sua squadra: “speriamo in un campionato tranquillo, anche se dobbiamo mettere in conto qualche inciampo, tipo i 15 strikeout subiti domenica scorsa” ha commentato indicando con un sorriso proprio Zanchi, autore di quei K in maglia Reggiana.

Il Sindaco Passerini ha colto l’occasione per un annuncio cruciale per il baseball in città: “lo sviluppo dello sport nasce dagli impianti – ha detto il primo cittadino – vedo qui alle pareti poster di grandi incontri che abbiamo ospitato in passato, ed erano incontri serali. Se vogliamo tornare a ospitare grandi eventi, dobbiamo tornare ad avere un impianto con l’illuminazione adeguata e confido che questo progetto sarà concretizzato nell’arco di qualche settimana.”

È stato poi il turno di Mike Piazza, ospite d’onore della serata, reduce dal lavoro sul campo e dall’assalto dei piccoli atleti in fila per un suo autografo, per commentare il lavoro svolto dai prospetti azzurri: “dobbiamo crescere, il baseball deve crescere e possiamo farlo solo partendo dai giovani. Ho visto molto evidente l’amore per il baseball qui, nel pubblico, in tutti i bambini venuti in divisa da diverse città e nei ragazzi in campo. Dobbiamo attivare tutte le possibili collaborazioni per farli giocare di più, perché solo giocando si può migliorare.

Questo è il nostro programma e obiettivo per giocarci le nostre chance di qualificarci per Los Angeles: dare turni e inning di qualità per almeno 10 mesi all’anno.”

È partito poi il fuoco di fila della stampa presente, a cominciare dal famoso ‘fuoricampo dell’11 settembre'.

L’hanno definita un eroe per quell’azione. Si sente un eroe?
“Difficile descrivere cosa era New York in quella settimana, il dolore era così grande per molte famiglie. Eroe? Io credo che sia stato un omaggio di Dio darmi la forza per andare là fuori a giocare. Il baseball è già uno sport difficile anche in condizioni normali, figuriamoci in mezzo a tutto quel dolore. Ringrazio solo, dopo essere stati con tutta la squadra a visitare gli ospedali in quei giorni, di essermi trovato al posto giusto al momento giusto in quella partita.”

Cosa significa essere italo-americani oggi?
“Ciò che separa gli italo-americani dalle altre comunità etniche americane è la unica, grande connessione che manteniamo. Mio padre mi diceva ‘ricordati che sei italiano’ continuamente. Siamo così orgogliosi. Ci sono ad esempio ragazzi terza o quarta generazione che vogliono giocare per l'Italia. Coach che vogliono aiutare. E siccome ‘collaborazione’ è la chiave per migliorare, dobbiamo sfruttare tutte le opportunità che si presentano.”

Dal 2019 è manager dell'Italia. Che differenza c’è fra Classic ed Europeo, visti i due risultati così opposti ottenuti lo scorso anno?
“Sono due tornei molto differenti con giocatori differenti – ha risposto l’Hall of Famer – in Europa siamo arrivati terzi nel 2021, venendo da un settimo posto alla Qualificazione Olimpica del 2019. Poi noni lo scorso anno, dopo un Classic che ci ha posti all’attenzione del mondo. A livello internazionale i tornei sono molto corti, facile che le cose vadano male se non hai margine per recuperare gli errori.
Prima non c'erano squadre come Israele o la Gran Bretagna, che nascono velocemente perché sono essenzialmente composte da americani. Noi vogliamo che il cuore della squadra sia composto da ragazzi che nascono, crescono e riescono qui.
Quando finirà la mia esperienza vorrei lasciare un cambio di cultura, che nasce dalla combinazione di tutte le opportunità che abbiamo.
Per ora dobbiamo seguire i giocatori giovani, osservarli con attenzione e cura e farli crescere in ogni occasione. Anche la Haarlem Baseball Week sarà una ulteriore opportunità di migliorare, per questo gruppo che sta nascendo.”

Cosa direbbe Mike Piazza a un bambino per invogliarlo a giocare a baseball?
“Prima cosa: sogna, poi realizza il tuo sogno.
Impara dai tuoi errori. Usa ogni opportunità di giocare, giocare e giocare. Disciplina è la chiave, insieme all'impegno. Se decidi di farlo, devi farlo davvero.
Questo sport è davvero per tutti, non ci sono fisici ideali, quindi la differenza la fa la determinazione.”

Crede nella sabermetrica per costruire una squadra vincente?
“Non voglio minimizzare, ma gli Athletics di Bean erano una squadra solida, non fatta di giocatori sconosciuti.
Per me la chiave è il talento.
Al Classic abbiamo avuto uno staff molto preparato: Butera, Santora hanno applicato e provato a insegnarmi le nuove metodologie, ma io sono un dinosauro.
Alla fine è tutto: eseguire bene i fondamentali, non fare errori, avere fortuna (nessun infortunio).
Come manager non puoi insegnare velocità e non puoi insegnare potenza. Per me è importante avere una squadra bilanciata e che esegua bene i fondamentali. La stessa cosa che dovremmo insegnare ai bambini.”

Nella foto: Mike Piazza e Gianguido Poma parlano alla squadra dopo l'amichevole.

da Codogno, Marco Landi