15/03/2008 2 Minuti di lettura

Pensarla in grande nel 2008 con Alessandro Maestri

Mentre, qualche settimana fa, la grintosa immagine dell’esultanza di Alessandro Maestri sullo strike che ha sancito la vittoria dell’Italia sugli Stati Uniti al Mondiale faceva il giro delle redazioni italiane – e non solo –, quasi contemporaneamente, l’autorevolissimo Baseball America, giudicava lo slider del lanciatore azzurro il più interessante di tutta l’organizzazione dei Cubs nella rubrica , l’analisi tecnica dei prospetti franchigia per franchigia per il 2008

Mentre, qualche settimana fa, la grintosa immagine dell’esultanza di Alessandro Maestri sullo strike che ha sancito la vittoria dell’Italia sugli Stati Uniti al Mondiale faceva il giro delle redazioni italiane – e non solo –, quasi contemporaneamente, l’autorevolissimo Baseball America, giudicava lo slider del lanciatore azzurro il più interessante di tutta l’organizzazione dei Cubs nella rubrica , l’analisi tecnica dei prospetti franchigia per franchigia per il 2008.

Ci sembra quindi naturale iniziare il nuovo anno scambiando due chiacchiere con Alessandro, uno dei simboli del nuovo progetto del baseball italiano e ‘pioniere’ del percorso ideale che, partendo dal talento, passa dall’alta specializzazione dell’Accademia, dalla maglia azzurra, dalle serie di vertice del campionato per approdare nel difficile e stimolante mondo che sta di là dell’Atlantico.

L’immagine del tuo grido dopo l’ultimo out contro gli USA ha fatto il giro del mondo: immagino rimarrà sempre impressa anche nella tua memoria. Cosa ti stimola il ricordo di quella partita?
“Di quella partita ho sicuramente dei bei ricordi. La squadra ha giocato alla perfezione. Io a dire il vero quel giorno ho avuto problemi nel controllare i miei lanci, tanto è che mi ero messo in una situazione un po’ difficile da solo.
L’urlo alla fine è venuto spontaneo, forse proprio a causa della fatica che ho fatto a venirne fuori. Inoltre gli americani non erano molto contenti di essere in svantaggio con noi e diciamo che dalla panchina loro arrivavano commenti un po’ offensivi nei nostri confronti...
Doppia soddisfazione, insomma.”

Baseball America giudica che il tuo slider sia il migliore fra i prospetti dei Cubs. Tu come ti vedi cambiato, tecnicamente?
“La storia dello slider mi rende sicuramente felice, pero so benissimo che quell’articolo ha importanza fino ad un certo punto. È un lancio che ho iniziato a tirare solo 2 anni fa lavorando con Bill Holmberg all’Accademia. Devo dire che sono riuscito a farlo subito mio e col tempo a controllarlo meglio; mi ha tirato fuori da situazioni non facili più volte.
Tecnicamente non saprei in cosa sono migliorato ma sono sicuro che da migliorare ancora ne ho un bel po’! In questi ultimi 2 anni inoltre mi sono accorto di quanto conta anche la parte mentale in questo sport! Veramente troppo!”

Pensi che la tua specializzazione nei panni del closer sia definitiva?
“Secondo me no. Quest’anno ho iniziato a rivestire quel ruolo da quando il nostro closer era stato mandato su in Doppio A. Prima ero stato rilievo e anche partente... anche se per poco.”

Il gruppo di giovani talenti dell’Accademia sta facendo strada in fretta, ad esempio sia D’Angelo che Panerati attraverseranno l’Atlantico anche loro, pur con destinazioni e progetti diversi. Immagino ti abbiano tempestato di domande.
“Il fatto che altri Italiani andranno in America quest’anno non può che farmi piacere.
D’Angelo, Panerati, Lucati e, se non sbaglio, anche Pizziconi.
Direi che piano piano stiamo crescendo, sarebbe bello non accontentarsi solo di questo ma anche iniziare a farsi un nome là.
Le domande me le hanno fatte, ma è normale, io ho fatto lo stesso prima di loro. Prima di partire le cose che passano per la testa sono tante (curiosità, paure, dubbi...). Ho detto a tutti che hanno fatto bene e sono sicuro che non si pentiranno mai di questa scelta. Se c’è la possibilità di farla ne vale veramente la pena.”

Tu sei al terzo anno d’esperienza pro: cosa ti aspetti dal 2008?
“Diciamo che le aspettative da parte mia sono tante. Riuscire ad avverarle tutte è forse impossibile, ma visto che possiamo pensare come ci pare e piace io preferisco pensarla in grande.”